Una delle cose che un master non dovrebbe mai fare.
Un titolo accattivante e controproducente per una persona che, seppur da pochissimo, ha iniziato a fare da Master nei giochi di ruolo.
Ma come iniziare bene se non da una bellissima autoanalisi e autocritica, per dimostrare che, nonostante tutto, i master sono esseri umani e, in quanto tali, possono sbagliare.
Molte persone che mi conoscono sanno che sono un infermiere, e nel mio campo professionale principale (si, questo è quello che mi permette di mangiare, pagare casa e bollette e, sopratutto, comprare manuali di gioco...) c'è un detto "Non c'è peggior paziente di un sanitario".
Sanitario inteso come personale ospedaliero, non come sinonimo aggraziato di cess... ci siamo capiti, no?
Innanzitutto, spieghiamo velocemente la figura mitologica del Master dei Giochi di Ruolo (anche se poi sono sicuro che ne parleremo in maniera più specifica in quache altro articolo).
Il Game Master (GM) o Dungeon Master (DM) o più semplicemente Master, è una delle figure che si trovano al tavolo da gioco, insieme ai giocatori.
E' la figura deputata a narrare la scena che vedono i giocatori attraverso i loro personaggi, interpreta i PNG (Personaggi non giocanti), i cattivi e stabilisce, dato che è lui che ha in mano la trama della storia, quando sia necessario effettuare un tiro per risolvere una determinata azione o meno.
Insomma, è un giocatore come tutti gli altri, ma con caratteristiche differenti.
Questo significa che, come spesso succede, la narrazione di ciò che accade all'interno di una scena sia condivisa tra i giocatori ed il Master, creando un vero e proprio "botta e risposta" in termini di ruolo.
Inoltre, va da se che il master, ha modo di influenzare una parte della storia allo stesso modo dei giocatori.
Qualche giorno fa, ho partecipato come giocatore ad una One Shot del GDR "Helluvia Town".
Non voglio dilungarmi molto su questo gioco, innanzitutto perchè non lo conosco bene, e come secondo poichè lo troverete analizzato in un altro articolo del blog.
Ovviamente, non ero io il Master.
Il gioco era abbastanza scorrevole, nonostante non fosse un gioco che mi aveva preso particolarmente, non so se fosse per il sistema di gioco in se, o del fatto che il master avesse imparato la One Shot circa un'ora prima, e le regole nell'altrettanto tempo.
Ma quello che mi ha fatto storcere il naso è stato quando è successo una cosa del genere:
Master: "E al tuo personaggio cosa piace?"
Mic: "Beh sono una pilota da corsa, mi piacciono i meccanici a petto nudo e pieni di unto"
Master: "NO, tu vedi un aereo all'interno della stanza davvero bello e sensuale"
Ecco, una delle cose che mi ha congelato sulla sedia e ha determinato molto la mia ruolata successiva è stata quel "NO" detto con determinazione e autorità.
Quel no detto in quel modo ha fatto in modo che il mio personaggio avesse voglia di scappare, quel desiderio di confronto contro "chi ha l'autorità", come un ragazzino che contraddice il proprio padre o come un giocatore di calcio che manda a fanc*lo il proprio allenatore... eh...
Ecco, quel NO che voleva essere un modo per aiutare, in realtà è stata percepita come un paletto, una limitazione alla ruolata.
DAL MIO PUNTO DI VISTA, un master non dovrebbe mai limitare (nei limiti del possibile) la decisione e l'idea di un giocatore, ma piuttosto aggiungere elementi al suo ruolo o, nel caso ci siano atteggiamenti da correggere lo si fa nei limiti del contesto del gioco poichè, altrimenti, si ottiene l'effetto di "raffreddare" il giocatore, venendo meno all'ideologia di base del Gioco di Ruolo.
Voi, cosa ne pensate?